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Il Vino Durello

Il Vino Durello

La Doc Lessini Durello che identifica gli spumanti prodotti nella Lessinia è relativamente recente, infatti risale al 1987. Eppure l’uva da cui si ottiene, la Durella, è la diretta erede della “Durasena”, citata fin dal 1292.

 

La Durella, più comunemente nota come Durello, è un vitigno a uva bianca coltivato soprattutto nel Veneto, tra il Vicentino e il Veronese (Val d’Illasi, Val d’Alpone, Val del Chiampo, Val d’Agno, Val Leogra). Il nome (originariamente Duracina) deriva dal latino durus acinus, per la consistenza della buccia (Pollini, 2006). Altri sinonimi fanno però riferimento al sapore aspro, “duro”, dei vini.

 

L’uva Durasena o Duron venne citata nel catalogo varietale delle uve veronesi compilato da Ciro Pollini tra il 1818 e il 1823 (1824). Secondo l’Acerbi (1825), una Durasena della Valle Policella era presente nel Veronese e sembrava uguale al “Duron della Valle d’Illasi e d’altri luoghi”. A buccia dura, è descritta come pochissimo feconda: “dà poco mosto, ma vino eletto. L’uva è ottima a serbarsi pel verno e la primavera”.

 

Sono numerose le citazioni tra il XIX secolo e l’inizio del XX (Calò, Paronetto, Rorato, 1996), che danno un’idea dell’area di coltivazione. Nel 1855 venne più volte citata (Durella, Duresola, Canina) nel catalogo delle uve presentato alla Prima mostra dei prodotti primitivi del suolo dell’industria e delle arti a Vicenza. La Durasana fu elencata dallo Zantedeschi (1862), tra le varietà coltivate nel Veronese. Nel 1898 Alessandro Maneo, in una conversazione tenuta al Circolo Enofilo di Conegliano, citava la presenza del Durello tra i vitigni coltivati nel Vicentino; ancora a fine 1800, una Durola venne indicata come presente nella media pianura veronese, tenuta a festoni distanti tra loro una trentina di metri tra filare e filare (Perez, 1900) Nel 1901 Zava discusse sulla Durasena o Durola o Durona coltivata nelle province di Verona, Vicenza e Treviso (col nome di Rabiosa). De Leonardis (1933) indicò la varietà come presente nelle zone della Valpolicella e di Bardolino.

 

La Durella godette di una certa fortuna anche nel primo dopoguerra. Nel 1931 il consiglio provinciale di Economia di Vicenza la indicò tra le varietà da propagare nel corso della ricostruzione postfillosserica, in particolare nella zona di Arzignano e nella bassa Valle del Chiampo. Il consiglio venne mantenuto da Montanari e Ceccarelli (1950, La viticoltura e l’enologia nelle Tre Venezie. Longo e Zoppelli, Treviso), soprattutto per la bassa Valle del Chiampo, e da Cosmo (1959), che ne estese la raccomandazione indicandola tra le uve tollerate per la sottozona Chiampo, Agno, Timonchio e Leogra del Vicentino.

 

Dopo un periodo di relativo abbandono, la classificazione stabilita dal Regolamento CEE 2005/70 del 16 ottobre 1970 tornò a raccomandare la Durella per la provincia di Vicenza, raccomandazione mantenuta ed estesa al Veronese dal Regolamento CEE 3800/81 del 16 dicembre 1981.

 

La cultivar è iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite col numero 73.

 

Attualmente, la Durella è diffusa nei Monti Lessini a cavallo tra Vicenza e Verona, dove viene utilizzata soprattutto nella produzione di spumanti e del DOC Lessini Durello. È inoltre ammessa nelle DOC Breganze, Gambellara, Garda orientale, Lugana, Valdadige. Oltre al Veneto, la Durella è coltivata anche nell’Oltrepò pavese e in Toscana, presso Pontremoli (Pollini, 2006).

 

Il vino Durello, nei primi decenni di questo secolo si vinificava con macerazione delle parti solide e quindi oltre che acidulo, (aspro), si presentava, intensamente colorato e tannico (astringente). Tale prodotto, alquanto rustico, si prestava molto bene, secondo la richiesta di quel tempo, di consumarsi allungato con acqua, oppure di utilizzarsi come vino da taglio, per aumentare il tenore acido di altri vini. Verso gli anni sessanta si passò decisamente alla vinificazione “in bianco”, ottenendo un prodotto-base molto gradevole ed ottimale per la preparazione dello spumante. Le prime aziende produttrici di “durello spumante” apparvero infatti verso la fine di questo decennio.

 

Nell’abbinamento con i cibi va tenuta presente la vitalità acidula del Durello che svela le sue potenzialità sia con piatti semplici come il tradizionale pan mojo e la trippa alla veneta, sia con piatti tipici come il baccalà alla vicentina. La vivace freschezza del vino sposa anche frittate e uova, fritture in pastella come i fiori di sucara (zucchine), minestre di verdure, i bianchi asparagi del Bassanese, il riso con i bruscandoli, le frittole con la maresina (crisantemo selvatico delle Prealpi venete). Il Lessini Durello non disdegna i corgnoi, ovvero le lumache, esalta l’anguilla e “se la tira” con crostacei, astici, aragoste e scampi. All’ora dell’aperitivo lo sposiamo anche con gli affettati, stringendo connubi di elezione con la soppressa veneta, con i formaggi a grana dura, tra tutti il Monte Veronese, anche stagionato.

 

Per ulteriori informazioni: 

http://www.sacramundi.it/

http://www.montilessini.com/

 

 

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