top of page

Giacomo Zanella

Chiampo, 9 settembre 1820 – Cavazzale di Monticello Conte Otto, 17 maggio 1888

Presbitero e poeta italiano

 

Vittoriano Nori lo definisce «la gloria più fulgida di Chiampo, il “maggiore” in Italia tra i poeti minori dell’Ottocento».

Nasce a Chiampo il 9 settembre 1820, proprio nella via che oggi porta il suo nome. Dopo le scuole elementari, il padre, intuite le doti del figlio, inscrive Giacomo nel Ginnasio Comunale di Vicenza.

Ma successivamente, Giacomo sente il bisogno di coltivare il presentimento di una vocazione e di saggiarne l’autenticità. Entra così nel Seminario vescovile. In questi anni inizia i suoi approcci con la poesia, che ha come tema avvenimenti limitati all’ambiente in cui il poeta vive, soprattutto di natura politica.

Viene poi ordinato sacerdote il 6 agosto 1843. Ai dieci anni trascorsi come alunno nel Seminario, se ne aggiungono altri dieci come insegnante di lettere e filosofia. Nel frattempo segue gli studi universitari presso Padova, conseguendo con lode nel 1847 la laurea in filosofia.

 

D’estate torna a Chiampo, dove incontra con don Paolo Mistrorigo, anche lui di Chiampo, professore nel Liceo di Vicenza. I due si dilettano in disquisizioni letterarie, poetiche e politiche. Condividono il comune convincimento che la soluzione al problema dell’occupazione austriaca coincida con quella di una guerra combattuta sotto la monarchia sabauda. Nel 1850 lapolizia austriaca inizia la sua azione inquisitrice, e cerca i testi delle prediche tenute da Zanella nella chiesa di S. Caterina, senza riuscire a trovarli. Ma ricorre comunque a qualsiasi mezzo per disturbare la sua attività di insegnante. Alla fine, Giacomo abbandona il Seminario per non coinvolgere nella persecuzione politica  altri insegnanti.

Nel 1864 compone due delle più famose poesie, mostrando il suo talento artistico: La conchiglia e La veglia.

Nel 1866 il Veneto è annesso al Regno d’Italia, e il 1° ottobre anche a Chiampo si celebra l’avvenimento. Non può certo mancare Giacomo, «il più illustre cittadino, il patriota impavido». Viva è però l’assenza di un personaggio che tanto ha operato per vedere la riunificazione italiana: don Paolo Mistrorigo, mancato quindici anni prima. Ancora oggi si leggono i sentimenti commossi di Zanella e il suo rimpianto per l’amico scomparso nella lapide, sopra la porta della chiesa della Pieve di Chiampo:

 

fossi ora con noi

e vedessi l’italia quale noi la veggiamo

o nostro desideratissimo amico

ottimo sacerdote egregio poeta

paolo mistrorigo

che in questa chiesa nel 1848

accendevi la gioventù del tuo chiampo

alla guerra contro l’Austria

i tuoi amici

raccolti in lieta adunanza

la sera del 1 ottobre 1866

ti ordinarono questa memoria

15 anni dopo

che fosti rapito all’amore del Chiampo

alla gloria d’Italia

 

Zanella diviene poi professore ordinario di lettere italiane alla facoltà di Lettere di Padova, dove viene innalzato più tardi alla dignità di rettore magnifico. Nel 1870 vende la casa natale per comprare un palazzo di fine 1700 a Vicenza.

 

Il 9 gennaio 1878 si spegne Vittorio Emanuele II. A lui vanno i versi In morte del Re d’Italia, pubblicati nella Nuova Antologia. Il 17 febbraio 1878 viene a mancare anche Pio IX, per il quale compone In morte di Pio IX, esprimendo i suoi sentimenti di devoto cristiano e sacerdote, nel momento in cui muore un pontefice esemplare per aver difeso e custodito gli interessi della Chiesa.

 

Oscilla fra l’ammirazione dei nuovi mezzi, visti come dimostrazione dell’ingegno che Dio dà all’uomo, e perciò motivo di elevazione dell’uomo a Dio, e il timore che il progresso non divengafonte di orgoglio e causa di ateismo. Questi sentimenti contrastanti emergono nella sua prima raccolta di Versi (1868). 

Nel 1880 incontra a Roma Giosuè Carducci, che in passato lo ha elogiato.

Trascorre gli ultimi dieci anni della sua vita tra la villetta di Cavazzale e la casa in città a Vicenza, componendo nuove poesie e assolvendo ai suoi incarichi pastorali, tra il compiacimento dei fedeli per poter ascoltare un predicatore d’eccezione. 

All’inizio del 1888, Giacomo è assalito da una congestione cerebrale. Il suo corpo ormai stanco si spegne la sera del 17 maggio 1888.

 

Cadrò; ma con le chiavi

D’un avvenire meraviglioso. Il nulla

A più veggenti savi. 

Io nella tomba troverò la culla

 

scriveva nella poesia La Veglia, nel 1868, certo che la morte non fosse la fine, bensì l’inizio di tutto. 

Nel 1920 è inaugurata a Chiampo una lapide dello scultore Spazzi dedicata a Giacomo Zanella, ora esposta su quella che fu la sua casa a Vicenza, in Contrà Zanella.

Giacomo Zanella

bottom of page